La formazione vocale ha come oggetto lo sviluppo della voce in termini di risonanza, flessibilità, estensione ed espressività nella comunicazione. Sebbene l’esercizio sulla voce sia solitamente considerato un modulo dei corsi di recitazione, è in realtà molto importante per tutti i professionisti che lavorano con la voce, insegnanti inclusi.
La mia passione per il lavoro sulla voce è nata facendo una masterclass con la professoressa Geraldine Cook, dirigente del dipartimento Theatre and Head Voice presso l’Università di Melbourne, nel 2009. La professoressa Cook, che si è formata con Cicely Berry e Patsi Rodenburg, oltre a farmi conoscere la teoria spiegata nel testo Il diritto di parlare, mi ha fatto scoprire anche una serie di tecniche di esercitazione vocale. L’affascinante libro di Rodenburg, che presenta un quadro generale sul condizionamento della voce, della società e della cultura, identifica tre categorie di parlanti: il “sussurrante”, il “divagante” e l’”esitante” (vedi capitolo 3, Le radici delle abitudini).
Rodenburg collega la voce ad aspetti come il potere, la manipolazione, le limitazioni e le restrizioni che ci vengono imposti dagli stereotipi della società, dalla pressione dei nostri pari e dalle aspettative di genere, geografiche e della classe sociale. Parla di voce “abituale” e voce “naturale” (ovvero voce “equilibrata”, “libera”), che non è ostacolata da abitudini debilitanti (p. 19).
“Tutti respiriamo e la grande maggioranza di noi parla. Quasi tutti vorrebbero migliorare il suono della propria voce e il proprio modo di parlare”, dice Rodenburg (p.15).
Kristin Linklater era una coach della voce nota a livello internazionale, diventata famosa negli anni Settanta per il suo programma di formazione conosciuto come “Linklater progression”. Questo metodo che inizialmente era stato pensato per formare gli attori, è una progressione di esercizi di visualizzazione, immaginazione e di stretching fisico che mira ad aiutare il parlante a liberare, sviluppare e rafforzare la voce parlata.
La progressione è spiegata nel classico di Linklater, La voce naturale (2006), un testo fondamentale per tutti coloro che lavorano con la voce e sono interessati a migliorare la risonanza della propria voce, ad esempio oratori, presentatori radio e TV, professori.
Linklater fa una distinzione tra voce “naturale” e voce “familiare”, sottolineando che per far emergere la voce naturale di una persona è necessario rimuovere le barriere che inibiscono lo strumento umano che è la voce. Liberare la voce naturale significa “una voce in diretto contatto con gli impulsi emozionali che dall’intelletto verranno, sì, articolati, ma non inibiti” (vedi Introduzione).
Secondo Linklater (1992) voce ed emozioni sono strettamente interconnesse tra loro. La voce dell’adulto contemporaneo è privata del nutrimento delle emozioni e del respiro libero. La società ci insegna che è sbagliato esprimerci liberamente. L’educazione tradizionale insegna ai bambini che è sbagliato gridare, che è brutto e pericoloso arrabbiarsi, che piangere in pubblico fa stare male gli altri e che le forti risate incontrollate sono fastidiose. La voce dell’adulto è il prodotto della voce di altri adulti. La voce dell’adulto, nella maggior parte dei casi, è stimolata a parlare delle emozioni piuttosto che a rivelarle.
Linklater si fa portavoce della necessità di ristabilire l’equilibrio tra intelletto ed emozioni, un equilibrio che ci è stato sottratto sia dall’evoluzione da una cultura orale a una scritta, che dalla scissione tra mente e corpo promossa dalle strategie educative occidentali. (Linklater, 1993 in Berry, Rodenburg e Linklater, p. 51).
Anche se è un campo ben noto nel mondo della recitazione, la formazione in studi vocali è praticamente sconosciuta al di fuori di questo ambiente. Nell’insegnamento si dà molta importanza alle teorie dell’apprendimento, della conoscenza pedagogica, della gestione del comportamento, della valutazione e così via, mentre dell’importanza dell’uso della voce, strumento principale a disposizione dell’insegnante, si parla raramente.
Sicuramente la voce è collegata al coinvolgimento: se la voce di un insegnante è monotona o disinteressata è più probabile che anche gli studenti non si sentano coinvolti. Rodenburg cataloga questo problema in termini di “voci perse”, voci che non coinvolgono: “Oggi rischiamo sempre più di perdere la nostra voce per il semplice motivo che stiamo mettendo a rischio la nostra connessione con la capacità di esprimerci. […] Viene spento il bisogno dell’interlocutore di ascoltare”.
Martin e Darnley (1996) inseriscono gli insegnanti nella categoria di professionisti che usano la voce, e discutono la necessità per gli insegnanti di farsi ispirare dalla formazione vocale per accrescere l’efficacia della loro didattica in classe e, cosa più importante, per evitare di sforzare la voce. A questo proposito presentano una serie di strategie, esercizi e casi di studio.
Alan Maley (2000) si è impegnato a portare l’eredità della formazione sulla voce nelle lezioni di lingua, creando una guida pratica per insegnanti interessati a lavorare con la propria voce. Studi recenti hanno esplorato l’impatto del lavoro sulla voce sullo sviluppo professionale degli insegnanti, così come sul processo di apprendimento. Gli studi, effettuati in un contesto universitario, hanno mostrato risultati positivi, indicando che praticare il lavoro sulla voce aiuta gli insegnanti a migliorare la fiducia in sé stessi e la loro capacità di coinvolgimento in classe (Piazzoli & Kennedy, 2018).
Berry, C. Rodenburg, P. & Linklater, K. (1997). Shakespeare, Feminism, and Voice: Responses to Sarah Werner. New Theatre Quarterly, 13(49), pp. 48 – 52.
Berry, C. (1992). The Actor and the Text. London: Virgin Books.
Berry, C. (1992). Voice and The Actor. London: Virgin Books.
Linklater, K. (1976). Freeing the natural voice. New York: Drama Book Publishers.
Linklater, K. (1992). Freeing Shakespeare’s voice. New York: Theatre Communications Group.
Maley, D. (2000) The Language Teacher’s Voice. Oxford: Macmillan Publisher.
Martin, S. & Darnley, L. (1996). The Teaching Voice. London: Whurr Publisher.
Piazzoli, E. & Kennedy, C. (2018). Voice as aesthetic element of language learning: Enhancing learners’ performance through actors’ voice training. In
Fleiner, M. (Ed.) The Arts in Language Teaching. International Perspectives: Performative – Aesthetic – Transversal. Berlin: LIT Verlag.
[traduzione di Ana Bita; revisione Serena Cecco]